13 dicembre 2012

...il trucco? Condividere le emozioni!

Nella solitudine le risposte ai nostri perchè...

Erano almeno un paio di mesi che mi era entrato nella testa di leggere questo libro. Avevo visto il trailer del film che si ispira a questa biografia, "Into the wild" - magistralmente diretto da Sean Penn- e mi aveva convinto che non  dovevo guardare la pellicola ma immergermi profondamente nella lettura e nella profondità delle pagine stampate.
Le motivazioni che spingono un giovane appena diplomato, appena superata la soglia dei ventuno anni, a lasciare tutto e tutti mi incuriosivano. Chris, il protagonista di questa strana biografia, abbandona una vita agiata ed una famiglia benestante che gli avrebbero assicurato un futuro tranquillo ed una carriera certa. Si allontana improvvisamente dal babbo, genio dell'informatica, da una mamma troppo assente e dalla sorella unica amata, per vivere una vita "on the rooad", selvaggia, selvatica, estrema ed assolutamente pericolosa. Vive per due anni "border line" attraverso l'America dell'ovest, fra rapide pericolose, deserti inospitali e montagne rocciose, alternando momenti di completa solitudine a momenti di gioia vissuti con compagni di viaggio, ma avendo sempre di fronte a sè un obiettivo preciso e calcolato. Vivere per almeno cento giorni nell'Alaska più inospitale e selvaggia, contando solo sui propri mezzi. Senza telefono, mappe e con pochissimo cibo si trasferisce quando il suo fisico gli concede l'OK, in quella terra inospitale e fredda in completa solitudine, accompagnato solo da un fucile che dovrebbe aiutarlo nel sostentamente proteico e calorico.
Nel suo zaino non possono mancare quella decina di libri che lo aiuteranno a pensare, a riflettere, a superare le crisi interiori che da anni lo torturano e lo minano nel profondo della coscienza. Nel momento in cui, passati i cento giorni di permanenza, decide di tornare nella civiltà moderna, quando tutti i suoi perchè avranno trovato la giusta collocazione nei cassetti delle sue esperienze, arriverà la sorpresa finale.
Alcuni passaggi mi hanno letteralmente illuminato:
"...da giovane è facile credere che ciò che desideri sia ciò che meriti, è facile convincersi che se davvero vuoi qualcosa, è tuo sacrosanto diritto ottenerla.
Pensavo che scalare il Thumb avrebbe sistemato tutto quello che non andava nella mia esistenza. Di fatto non cambiò nulla, ma mi permise di comprendere che le montagne non sono un buon ricettacolo per i sogni. E così sopravvissi per raccontare la mia storia"
...e ancora
"...si accorse allora che solo la vita, simile alla vita di chi ci circonda, la vita che si immerge nella vita senza lasciar segno, è vera vita, che la felicità isolata non felicità...felicità è vera solo se condivisa..."
La felicità è vera solo se condivisa e riesci ad apprezzarne il reale significato quando sprofondi nella solitudine e nella tristezza che alla fine ti devasta e immancabilmente mina la lucidità. La solitudine può solamente aiutare a liberarsi dalle cattive compagnie, dagli amori traditi e dai tradimenti dell'amore, ma la ricerca del doppione, del completamento,  alla fine prevale su tutto.   
Buona lettura
Luca
Tredici Dicembre Duemiladodici

Nessun commento:

Posta un commento