8 luglio 2013

Ogni armadio ha il suo scheletro

L'amore negato

Trecentosessanta pagine di puro amore, di negazioni e di torture subliminali.
Un romanzo da leggere in una notte, senza respirare, con i ricordi che ci riportano lontano nel tempo, ai limiti estremi della memoria possibile, quando non ancora consapevoli del significato della parola "amore", cerchiavamo col cuore la nostra fiamma sulla foto di classe.
Ma quelli erano altri tempi, altre tradizioni, altre mentalità, altre usanze da rispettare, altri odi da pianificare.
E così l'unico amore della vita di Henry, un cinese-americano nel periodo prebellico, viene ostacolato nel nome di un patriottismo assurdo e violento: lei era una giapponese. Il periodo era quello di Pearl Harbor. 
Un romanzo che si snocciola continuamente fra la loro storia d'amore negato e la storia di una guerra mondiale che allarga i confini oltre l'oceano, oltre l'impensabile.
Una storia che riapre una vecchia ferita, che apre un armadio oramai dimenticato nel solaio della memoria americana: i campi di concentramento giapponesi. 
Ognuno ha i suoi peccati, vergogne da nascondere, polvere da mettere sotto il tappeto, teste da insabbiare, facce che si accendono al solo rammentarli.
Comunisti con i Paesi Balcani, fascisti e nazisti con il popolo ebraico, gli americani con gli acerrimi nemici dei cinesi, loro alleati.
Ma la verità viene sempre a galla, e così come i nodi fanno da sempre i conti con i pettini, così in questo romanzo il finale rende giustizia ai soprusi, alle ingerenze, alla cattiveria. Il finale potrà sembrare scontato per alcuni, ma non il modo con cui l'autore ci arriva, facendo scorrere attimi di tenerezza e di felicità sulle nostre guance, da sempre così poco allenate.

Vi lascio con una canzone che fa da traino per tutto il romanzo, una canzone di un famoso e lontano jazzista: Oscar Holden. Un disco che per me è il vero mentore di tutta la storia:


Buona lettura a tutti

Luca

Otto Giugno Duemilatredici

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