La scrittrice
“Tutto è effimero, anche la
bellezza. Solo ciò che risiede nel cuore resterà
immutato in eterno”.
Richiusi il libro di scatto, lo
appoggiai in cima alla pila di volumi tutti uguali e uscii dalla
libreria.
Perchè mi era capitata proprio
quella frase? Perchè avevo richiuso di scatto e me ne ero
uscita dalla libreria? Perchè avevo avuto le conferme che
cercavo. Semplice. E dopo quelle conferme la testa aveva cominciato a
farsi leggera e come se non bastasse aveva iniziato pure a girare.
Non riuscivoa capire se era per la paura oppure per l'emozione. Non
era stato necessario continuare la lettura di quelle prime due righe
del romanzo per due semplici motivi. Il primo semplice motivo era che
quel romanzo lo avevo letto e riletto almeno un centinaio di volte
per il secondo semplice motivo che lo avevo scritto io. Avevo bisogno
di aria, avevo bisogno assoluto di uscire da quello stanzone
sctracarico di libri ed allontanarmi il più possibile ed anche
miolto velocemente da quell'odore di inchiostro misto a carta
riciclata e stampata. Entrai in un Caffè del centro, molto
rinomato per il suo stile ultramoderno, per la sua clientela fatta
quasi esclusivamente di Vip e famoso anche per il suo servizio molto
accurato. Mi sedetti ad un tavolino in fondo alla sala semivuota
proprio accanto alla enorme vetrata che dava sul corso. Potevo vedere
da quella posizione privilegiata sia tutti gli avventori
dell'esercizio sia i passanti e i loro carichi emotivi. Dovevo
ordinare un caffè e magari doppio. Quando arrivò la
cameriera nella sua divisa personale ed impeccabile, color vinaccia,
caratterizzata da un bordino bianco alla fine della gonna cortissima
e dallo scollo vertiginoso, portato con sapiente disinvoltura, stavo
armeggiando nella borsetta alla ricerca del cellulare. Alzai
impercettibilmente la testa ma quel tanto che bastò per
rendermi conto della straordinaria bellezza della ragazza che mi
stava di fronte, ed una volta accortami della portata e della
sensualità di quella indossatrice di curve, lentamente e
maliziosamente le puntai lo sguardo e la fissai per almeno dieci
secondi buoni gli occhi nel profondo. Riuscii ad arrivare
direttamente nell'anima ed a capire nei restanti dieci secondi di
ulteriore silenzio che io in quel Caffè avrei dovuto tornarci.
Ed anche più spesso.
>Un caffè doppio in tazza
grande, leggermente macchiato freddo con una spruzzatina di cacao
amaro> ordinai mentre, in maniera quasi sfacciata, mi ero messa a
controllare quel pendaglio d'oro che dal collo della cameriera si era
adagiato proprio nella fessura fra le due tette della ragazza.
Una quarta abbondante, pensai.
Fantastico.
> Sarò da lei in un attimo<
disse a mezza voce la ragazza e condì il tutto con un sorriso
smagliante, delicato e sincero prima di allontanarsi.
Ero stata sempre sensibile alla
bellezza femminile, non lo avevo mai negato né agli altri né
tantomeno a me stessa. Mi piacevano le donne, mi erano sempre
piaciute le donne soprattutto se giovani, belle, bionde ed
intelligenti. E a quella ragazza sembrava non mancare proprio niente.
Non ero molto sicura sull'intelligenza, ma quello era un dettaglio
che avrei potuto appurare in un secondo momento nel caso in cui fossi
riuscita a dare continuità a questo mio effimero ma
estremamente importante progetto. Avevo avuto un paio di rapporti
eterosessuali nella mia vita ma non erano riusciti a farmi scattare
una vera e propria scintilla, come invece era riuscita ad incendiarmi
la bocca e le labbra di Stefania. L'avevo conosciuta all'Università
di Pisa, mentre frequentava uno dei corsi di laurea in giurisprudenza
e in un pausa pranzo nei giardini lungo l'arno era nata la nostra
storia travolgente fatta di baci e carezze delicate. Stefania era
dotata di un paio di labbra carnose, calde e sensibili e con l'aiuto
della lingua che muoveva ad una velocità pazzescamente lenta,
cercava, trovava e massaggiava con una delicatezza unica tutti i
recettori sensoriali che trovava al suo passaggio e faceva scaldare e
tremare il mio corpo in modo vertiginoso. Con lei ebbi il mio
primo vero, autentico, fantastico orgasmo, proprio su quella panchina
in un caldo pomeriggio primaverile sulle sponde dell'Arno. Mi scossi
da quei pensieri fantastici e mi rimisi ad armeggiare nella borsetta
ancora alla ricerca del cellulare.Dovevo provare a chiamare di nuovo
“inchiostro”. Inchiostro è il mio editore. Lo chiamano da
sempre così per via di quella macchia, color inchiostro che si
ritrovava sul collo e che gli risaliva un po' vicino alla mandibola.
Era stata sua l'idea editoriale. Era stata sua l'idea del titolo “
Il signor B. e l'affaire E.” ed era stata sua anche l'idea del nome
dell'autrice del romanzo, Celebrata Denti.
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