16 dicembre 2012

...innamorarsi di un ricordo...

Non è mai troppo tardi per innamorarsi

 Esiste un limite di età oltre il quale non ci si può innamorare? Oltre il quale è disdicevole aprire il cuore al partner anche se di molti lustri più giovane?
Il Professore Martin B. protagonista dell'ultimo romanzo di stefano Benni ci risponde di no, affermandolo in maniera forte e decisa.
Studioso e ricercatore da anni delle opere di un poeta pazzo chiamato il Catena, morto in circostanze misteriose in un manicomio nazionale, si ritira in una vecchia casa in campagna ai margini di un paese moderno che contiene al suo interno tutte le caratteristiche di un cittadina del ventesimo secolo. Dotata di "spendodromi" moderni, pub di destra e bar di sinistra e sede della nota festa medievale del Cavaliere Incerto. In questa casa di campagna ai margini di un bosco la sua vita si eremitizza ai massimi sistemi fino a portarlo a veloci quanto illuminanti dialoghi con gli animali più strani: cinghiali, tassi, serpenti, capre e da sempre con il suo cane Ombra, rispettoso ad oltranza del dodecalogo del buon cane.
La sua vita da semieremita viene un giorno spezzata dall'arrivo in una casa vicina di una giovane quanto strana coppia, che stravolgerà la sua esistenza, dando una sferzata di aria nuova e costringendolo, in forma a volte quasi violenta a liberarsi di lacci e lacciuoli che lo tengono incatenato ad un passato misterioso e difficile da confessare. Quella donna, somigliante come una fotocopia al suo vero ed unico amore giovanile, lo trasformerà in un uomo diverso, vero (?), sicuramente più leggero.
Una storia decisamente originale, travolgente ed allo stesso tempo triste e malinconica.
Martin B.  dimostra che niente ci è vietato, che anche l'innamoramento è possibile in una età senile, come la rivalsa sul lavoro e sulle nostre passioni. Ci dimostra che sono possibili anche atti di generosità improvvise che non erano mai stati presenti nella vita passata e che i ricordi, così come le macchie di sugo sulla camicia buona, riaffiorano sempre nei momenti meno opportuni.
Anche di questo romanzo due sono i passaggi che vorrei sottolineare:
"Di Rimbaud e di Thelonious Monk ne nasce uno al secolo, la giovinezza non vuol dire necessariamente genialità, il talento va coltivato, è un artigianato....poi ho imparato, anche dai miei allievi a avere della scrittura una visione diversa. Non solo il lampo dell'ispirazione, l'Angelo dei quadri dell'Annunciazione che annuncia il capolavoro, ma il duro lavoro, la ricerca continua del meglio, tagliare, ricucire, ripartire. La falegnameria dell'intellettuale. Come San Giuseppe"
ed ancora:
"Crediamo di sapere cosa scriveremo sulle pagine dei giorni futuri, oppure crediamo addirittura di essere già alla fine del libro...ma c'è sempre una pagina che ci sorprende".
Buona lettura
Luca
Sedici Dicembre Duemiladodici
P.S. C'è un errore, piccolo piccolo ed insignificante, che non toglie niente al capolavoro, ma che ci dimostra che anche i grandi sbagliano.
A voi il compito di scoprire quale e dove....


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