11 gennaio 2013

...una guerra in una pace?!

Può uno stress far maturare il carattere?

Una trama totalmente diversa rispetto al romanzo di esordio: La solitudine dei numeri primi, anche se in alcuni tratti, in alcuni capitoli è visibile la mano discreta dello scrittore, nello stile letterario, in certi temi trattati  e in certe analogie.
Un gruppo di uomini di età e gradi diversi si ritrovano in terra afgana, in un territorio ostile che li vede come aggressori ed estranei a proteggere una pace dai contorni indefiniti e opachi.
Uomini con alle spalle storie diverse accomunati dall'unico ideale che una bandiera tricolore riesce a trasmettere: l'Arma.
Giorni, settimane, e mesi passati tra la polvere e la noia di una vita da caserma sempre uguale a sè stessa nell'attesa di una "uscita" che li faccia sentire vivi ma sopratttutto utili. E così personalità forti ed esuberanti si scontrano con invasati che schiacciano i più deboli,
anche loro presenti in un esercito che promette riscatti. Mentre i graduati, gelosi e arrivisti sprecano energie e mandano al macello carne umana senza garanzia di ritorno.
Un finale ordinato darà umanità a certi volti e rispetto e normalità ad individui oramai persi in una coscienza impalpabile.
Molto difficile - e penso anche impossibile - raggiungere il livello del primo romanzo con cui ha vinto uno Strega ed un Campiello (opera prima) anche se come dicevo all'inizio il tema della solitudine ritorna prepotentemente fuori in alcuni capitoli, come il distacco profondo genitori-figli ed anche in conflitto tra fratello e sorella in seno alla famiglia. Ma nel primo lavoro la profondità del tema ed una scrittura "di carattere" ha veramente creato un solco profondo di differenza.
Questa la frase del cambiamento che ha reso umano un volto deformato:
"Che cos'é successo a quell'uomo? E' evaporato, oppure si é preso un lunghissimo congedo. Di sicuro, non è li con lui. Il maresciallo vede davanti a sè un futuro bianco, da riempire. dice .
Buona lettura
Luca
Undici Gennaio Duemiladodici 

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