6 giugno 2013

Ricordi, parole e scritture... come faremo senza?

Chi cambia il mondo, il fato o le fate?

Leggere questo libro è stato per me come ritornare indietro di quaranta anni. Quando incuriosito ascoltavo la voce dei nonni e dei genitori che raccontavano quei tempi, quegli stessi rumori di bombe cadute senza precisione e gli stessi silenzi di notti buie e troppo misteriose.
Leggevo e la mente partiva nei ricordi personali dei miei avi oramai assenti, nei loro ricordi descritti sempre con le solite poche parole, segno di un vocabolario scarno e a volte incapace.
Solo la lingua o dialetto è diverso: quello della Simona un marchigiano romagnolo stretto (simpaticissimo per altro) e il mio un toscano verace da puro campagnolo o contadino per essere precisi.
Evelina, cinque anni, ci racconta a suo modo e con un linguaggio veramente appassionante l'ultimo anno, il più terribile forse, della guerra: i tedeschi in ritirata aiutati da fascisti nostalgici e violenti contro l'esercito ufficiale degli alleati europei affiancato da quello ufficioso dei partigiani alla macchia. 
Ci racconta della sua amica ebrea nascosta in una grotta scavata sotto la stalla di cui nessuno ne conosce l'esistenza e della presenza mai ingombrante delle due fate buone, la Nera e la Scepa che nei momenti difficili sono lì ad aiutare lei e la famiglia.
Ci racconta degli sfollati che avevano lasciato le città per ripopolare una campagna ritenuta meno pericolosa e più adatta al sacrificio.
Ci racconta di stupri e deportazioni, di mine e assassinii, di buoni e di "tresti", di corpi veri e corpi "trasparenti", di sacrifici e di spie e sempre con un linguaggio fluente, semplice ma di forte impatto emotivo.
L'epilogo non è importante, troppi e diversi ne hanno visti "la gente" di quei tempi per poter dire uno migliore di un altro; chi poteva parlare di buona sorte in quegli anni di miseria e di rovina?
Il romanzo d'esordio di una scrittrice dal talento indiscutibile, che ha avuto il coraggio di presentarsi con uno stile assolutamente personale, senza fronzoli e che sarà capace di farvi emozionare e, i più liberi, anche di far piangere. 

Buona lettura

Sei Giugno Duemilatredici

Luca

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