20 febbraio 2014

Un male necessario

Una malattia inventata

E' così che viene normalmente definita la vecchiaia: un male necessario. Forse per molti ma non per Bartolomei che in questo suo secondo romanzo ci descrive la senilità come una patologia inventata da medici incapaci e da giovani irriverenti. L'autore la descrive nello specifico solo come uno stato in cui si restringe il raggio d'azione. Un'idea fulminante e geniale, un po' come tutti i suoi romanzi (vedi il precedente post,  L'antieroico Peter Pan).
La storia è semplice e tenera, amara e divertente come una continua serie di gags superlative. Un gruppo di anziani, tenuti insieme da lontani ricordi partigiani e da un'amicizia che non teme soluzioni di continuo, mette a punto, dopo una serie infinita di tentativi, un piano diabolico e affascinante per il rapimento di un noto esponente politico. Un piano che prevede oltre a una agilità sportiva di assoluto rispetto una tempistica e una logistica degne delle più efferate associazioni criminose. Durante la preparazione meticolosa del progetto però, riaffiora dalla memoria di Angelo (uno dei protagonisti) l'amore mai corrisposto per una delle "ragazze" della banda.
Il finale è esilarante, tenero e amaro allo stesso istante e ci fa chiudere l'ultima pagina quasi come fosse un diario da custodire gelosamente.
Due le frasi che mi hanno emozionato.
"Questo bisogna fare con la donna della propria vita, bisogna farla camminare, tenerla viva, alimentare la speranza che ci sia un posto in questo mondo nel quale la vecchiaia, come lei l'ha sempre immaginata, non esiste. E farle sentire che è lì che state andando, mano nella mano"
E ancora "E' bello addormentarsi pensando a qualcosa di piacevole, pensando che c'è un domani che ti aspetta, tanto per cominciare." 

Vi consiglio questo link, una canzone da ascoltare a occhi chiusi:


Buona lettura

Luca



 

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