La collina del vento, primo classificato al Premio Campiello duemiladodici. Il romanzo di una vita, la biografia di una famiglia calabrese dall'inizio alla fine del secolo scorso.
Prende spunto da due fatti accaduti per raccontare come le persone possono innamorarsi e rimanere attaccate al loro territorio, fedeli alle radici e di come si può combattere contro le avversità, le cattiverie le ingiuste giustizie del mondo e dell'uomo per difendere quello che in anni di sacrifici si è riuscito a edificare.
Il primo è un fatto di sangue. Due "poco di buono" vengono uccisi sulle colline del Rossarco, di proprietà della famiglia Arcuri, protagonista della saga in oggetto, ed in gran segreto fatti sparire.
Testimone del fattaccio Sofia, la moglie del prioprietario terriero Alberto Arcuri e testimoni parziali i suoi tre figli che, sentendo gli spari, si erano avvicinati alla cascina di proprietà del babbo ma che avevano visto solo i cadaveri riversi per terra ed in una pozza di sangue e la mamma scappare portandoseli dietro. Il mistero di questo fattaccio rimarrà tale fino alla fine, quando Sofia, in punto di morte, rivela ai suoi due nipoti la vera verità e, facendo giustizia di possibili fraintendimenti, chiarisce per sempre l'oscura dinamica.
Il secondo fatto da cui prende spunto la narrazione è la visita di un famoso archeologo sulla collina del Rossarco, chiamata così per il colore fantastico della sulla fiorita e che domina su un vasto panorama che dalla Sila arriva fino al mar Jonio. L'archeologo è convinto che sotto quella collina sorga l'antica città di Krimisa, costruita da Filottete, guerriero fondamentale nel positivo assedio di Troia.
Diversi furono i tentativi di portare alla luce i resti di quella antichissima civiltà ma tutti andarono falliti, vuoi per lo scoppio delle due guerre mondiali e vuoi per la carenza dei fondi che sponsorizzassero le spese di interventi così costosi. Un finale dolce e passionale ci apre gli occhi anche sui nostri ricordi, sulle nostre memorie, sulle memorie racconate dai nostri nonni e dai nostri antenati.
In fondo anche i nostri ricordi privati e più cari possono essere raccontati alla luce dei fatti storici che hanno influenzato le nostre famiglie ed i nostri predecessori. Fatti che abbiamo studiato sui libri di storia e che talvolta, nessuno lo neghi, ci hanno anche fatto sbadigliare di noia.
Un romanzo come quelli che piacciono a me, che scava nel privato, che mi ha fatto ricordare vecchi racconti dei nonni e dello zio, cose vere, cose che non si dimenticano, che non devono essere dimenticate. Cose che devono essere raccontate, scritte. Che abbiamo il dovere di non perdere.
Buona lettura
Luca
Diciotto Settembre Duemiladodici
Nessun commento:
Posta un commento