Storie davanti a un caminetto
Chi di noi, gente di una certa età, non ha passato almeno una serata ad ascoltare storie, seduto davanti a un focarile acceso, a bocca aperta davanti alla nonna?
Era bellissimo stare ad ascoltare al calduccio e nella semioscurità quelle strane avventure, quelle strane vite che i nostri vecchi avevano sentito parlare dall'amico di un amico di un loro conoscente.
Leggere questo libro è stato come trascorrere una serata con mio nonno che seduto sul dondolo personale e coperto da un plaid a quadri mi toglieva sempre almeno un paio d'ore di sonno per la paura che mi faceva con le sue novelle.
La storia di Ditamozze e la maledizione del vecchio, oppure la strana storia del Giovane e della sua Chiaretta suscitano nell'animo di chi legge una strana melanconia. Quattro personaggi di un epoca lontana (medioevale?) si ritrovano una notte buia e tempestosa
in una vecchia stamberga sperduta sui monti: La Tana del Tasso. Qui, alla presenza inquietante del brigante Frate Capestro che disteso davanti al caminetto dorme di un sonno vigile, Ditamozze, il Giovane, il Vecchio e l'Ultimo arrivato raccontano le loro vite, i loro amori, le loro vendette.
in una vecchia stamberga sperduta sui monti: La Tana del Tasso. Qui, alla presenza inquietante del brigante Frate Capestro che disteso davanti al caminetto dorme di un sonno vigile, Ditamozze, il Giovane, il Vecchio e l'Ultimo arrivato raccontano le loro vite, i loro amori, le loro vendette.
Il romanzo avrà un doppio finale, per volere dell'autore, ed ognuno potrà scegliersi il proprio. Io personalmente ho preferito il primo, più consono ai personaggi che via via sono descritti nelle pagine.
Credo che questo sia il quarto libro di Marco Vichi che leggo, uno dei miei autori preferiti, e anche in questo caso la vendetta ha il posto d'onore, nella top ten dei sentimenti che l'autore ci presenta. Vendetta contro un'amore impossibile, vendetta contro ignoti fino ad arrivare ad una vendetta personale contro sé stessi.
Piacevole anche la definizione che Marco Vichi fa dei narratori:
"...sono convinto che scrivere racconti non sia altro che portare alla luce storie che in qualche zona misteriosa esistono già. Lo scrittore è una specie di archeologo che scava nel terreno per dissotterare frammenti di reperti antichi. Poi li porta in laboratorio e cerca di rimetterli insieme, di ripulirli, di ricostruire l'opera per restituirle il più possibile l'aspetto originario."
Buona lettura
Luca
Sedici Gennaio Duemilatredici
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