Mission
Non c’era molto tempo,
i minuti erano contati.
L’avevano prelevata con
forza dal piccolo monolocale che le era stato concesso dopo la meticolosa
preparazione e un attento addestramento.
I minimi dettagli erano
stati chiariti e tutte le possibili strategie erano state definite. La ”mission”
doveva essere portata a termine senza nessuna possibilità di fallimento.
Era stata preparata per
avere il massimo delle possibilità di riuscita e nessun altro risultato doveva
essere preso in considerazione.
Era una questione di
principio e all'attivo c’erano già ottimi risultati.
Era stata forgiata per
penetrare e scivolare dietro le linee nemiche senza essere vista, con eleganza
e senza tanto clamore.
Una mano amica l’aveva
accompagnata nel luogo stabilito e senza dilungarsi troppo l’aveva spinta in un
angusto androne nella parte bassa della città. “Tieni duro ora” erano state le
uniche parole che le aveva detto la sua accompagnatrice, quasi bisbigliandole,
come un suggerimento o come un monito, questo non le fu molto chiaro.
Il corridoio era molto
buio e un acre odore le penetrò nelle narici.
Un caldo umido e
potentissimo le stava stringendo la gola
e il sudore cominciava a calarle dalla fronte oramai bagnata. Questo era il
segno che la sua “mission” era iniziata.
Voci confuse nelle
stanze accanto le diedero il definitivo
segnale che doveva fare presto, doveva iniziare a muoversi per minare le difese
del nemico oramai colto di sorpresa.
Man mano che avanzava le
voci si facevano meno confuse, più chiare. Sì, oramai mancava veramente poco
all'epilogo finale. Avanzò ancora lentamente, con circospezione. Il calore la
stava sciogliendo come neve al sole.
Capì che presto sarebbe
finito tutto quando distintamente sentì la parola d’ordine che durante
l’addestramento le avevano insegnato, avrebbe messo fine alla sua personale
battaglia:
“Mamma, ma quanto ci
mette la supposta a fare effetto?”
“Una mezz'ora, minuto
più, minuto meno”
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