2 maggio 2014

Mission

Mission

Non c’era molto tempo, i minuti erano contati.
L’avevano prelevata con forza dal piccolo monolocale che le era stato concesso dopo la meticolosa preparazione e un attento addestramento.
I minimi dettagli erano stati chiariti e tutte le possibili strategie erano state definite. La ”mission” doveva essere portata a termine senza nessuna possibilità di fallimento.
Era stata preparata per avere il massimo delle possibilità di riuscita e nessun altro risultato doveva essere preso in considerazione.
Era una questione di principio e all'attivo c’erano già ottimi risultati.
Era stata forgiata per penetrare e scivolare dietro le linee nemiche senza essere vista, con eleganza e senza tanto clamore.
Una mano amica l’aveva accompagnata nel luogo stabilito e senza dilungarsi troppo l’aveva spinta in un angusto androne nella parte bassa della città. “Tieni duro ora” erano state le uniche parole che le aveva detto la sua accompagnatrice, quasi bisbigliandole, come un suggerimento o come un monito, questo non le fu molto chiaro.
Il corridoio era molto buio e un acre odore le penetrò nelle narici.
Un caldo umido e potentissimo  le stava stringendo la gola e il sudore cominciava a calarle dalla fronte oramai bagnata. Questo era il segno che la sua “mission” era iniziata.
Voci confuse nelle stanze accanto le diedero  il definitivo segnale che doveva fare presto, doveva iniziare a muoversi per minare le difese del nemico oramai colto di sorpresa.
Man mano che avanzava le voci si facevano meno confuse, più chiare. Sì, oramai mancava veramente poco all'epilogo finale. Avanzò ancora lentamente, con circospezione. Il calore la stava sciogliendo come neve al sole.
Capì che presto sarebbe finito tutto quando distintamente sentì la parola d’ordine che durante l’addestramento le avevano insegnato, avrebbe messo fine alla sua personale battaglia:
“Mamma, ma quanto ci mette la supposta a fare effetto?”
“Una mezz'ora, minuto più, minuto meno”

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