Ricordi
....mi ricordo quando ero
ragazza...ai miei tempi i miei compagni...
Avrei tanto voluto
cominciare così a raccontare i miei ricordi, le mie memorie,
ai miei figli, ai miei nipoti, a qualcuno che mi sarebbe
sopravvissuto, e invece niente.
I miei ricordi, le
mie memorie si sono sciolte, evaporate, disperse, trasformate in “non
ricordi”. I dottori le chiamano amnesie io invece preferisco
chiamarle con la loro negazione, i “non ricordi”.
Nacqui all'età
di ventisette anni, quando, dopo il passaggio basso di un aereo
alleato, avvisati in ritardo da quelle sirene acute e questa volta
inutili, un boato enorme rimbombò fra le mura della mia casa
e la fece crollare, seguito da una luce abbagliante, forte, opaca,
fosforescente dal vago retrogusto amaro di piombo e di polvere che
impasta la bocca e soffoca il respiro.
Quel momento divise
la mia vita in un prima e in un dopo.
In un prima, di cui
la gente mi parla, mi racconta di come ero stata figlia e sorella, mi
parla e mi racconta di come ero stata fidanzata prima e poi moglie e
mamma. Mi parlano di quanto tempo ci volle per tirarmi fuori da
quelle macerie e di come mi ritrovarono in quella nicchia fatta di
mattoni e di calcina, salvata da due robuste travi di legno strappato
alla foresta, ma non per questo più astiose e meno protettive
nei confronti dell'uomo.
Gente che parla e
racconta di quelle ore, giorni e settimane in quell'ospedale freddo,
quella stanza fredda, illuminata da quel neon freddo e quella
macchina fredda pure lei con quel bip bip bip, noioso, ripetitivo ma
così rassicurante.
La mia vita è
fatta anche di un dopo, perennemente attaccata a questo ombelico
falso, arrugginito, fastidioso che mi tiene attaccata ad un mondo che
non mi appartiene, ad un mondo di cui io non faccio più parte,
un mondo in cui non mi riconosco oramai più .
Un ombelico che
comunque mi fa sopravvivere in un mondo in cui c'è gente che
mi parla, mi racconta.....
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