19 agosto 2012

Il "mantra" assoluto di questa estate 2012 spetta a questo romanzo, anzi alla trilogia di questa autrice americana.
Trilogia perchè dopo l'uscita del "grigio", in libreria sono arrivati, uno dietro l'altro, le due puntate successive. Le cinquanta sfumature di nero e le rispettive tonalità del rosso.
Insomma una Divina Commedia in salsa piccante erotica.
Una trilogia di boccaccesca memoria che mi riportano alla memoria alcuni film americani usciti nelle sale negli ultimi anni.
Una giovane studentessa vicina alla laurea, sostituisce come intervistatrice di un notissimo e ricchissimo industriale e unico sponsor del loro College, la sua migliore amica direttrice del giornale all'interno della stessa Università. Lui, l'industriale, rimane colpito dalla bellezza e dalla goffaggine dell'improvvisata giornalista, mentre lei rimane folgorata dall'aitante miliardario e dai suoi occhi, appunto grigi. Un colpo di fulmine che ci ricorda il famoso film con Hugh Grant e  Julia Roberts, Notting Hills. Oppure Pretting woman ancora con Julia Roberts e l'affascinante Richard Gere.
Da qui nasce un corteggiamento feroce, un gioco dai tratti fiabeschi da parte di questo personaggio dal passato oscuro e dall'infanzia difficile, verso questa ragazza tutta acqua e sapone, alla ricerca del suo primo amore e del suo primo brivido, ancora ben salda nella sua bolla di verginità. Il passato oscuro di questo raro esempio di filantropo moderno lo ha portato a preferire una concezione di amore stravagante ed anomala che mette in seria discussione l'equilibrio della brava ragazza. Chi si ricorda Mickey Rourke e Kim Basinger in Nove settimane e mezzo?
La studentessa, laureatasi nel frattempo, nell'attesa di accettare in toto le sue stravaganze, inizia un rapporto border line con l'uomo innamoratissimo di lei e di se stesso ed accetta di cominciare a vivergli accanto.
Un finale scontato e puntuale come la rata del mutuo a fine mese fa esaurire questo primo romanzo e rimanda tutto al successivo secondo capitolo. Quello con le sfumature nere.
Una fiaba americana raccontata in tempi moderni, straripante di scene sessuali ripetitive che alla parola "fine" mi hanno fatto tirare un grosso sospiro di solievo. Una mia amica, che sa l'inglese, mi ha detto che è colpa della traduzione e del traduttore...sarà certamente così anche se i tempi di uscita e l'intensità del martellamento mediatico mi fanno pensare più ad un "hard marketing"...questo lo saprebbero tradurre bene secondo me.
Luca
Castelfiorentino 19 Agosto 2012 
 

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