10 febbraio 2013

Un'amicizia cromosomica...

Una scrittrice di getto

Una sicura autobiografia a puntate questo serial della Ferrante, che ha dato inizio ai racconti con "L'amica geniale" alcuni mesi fa.
Ci aveva lasciati, nel precedente romanzo, con le due amiche inseparabili Elenuccia e Lila non ancora maggiorenni. La prima al terzo anno del Liceo classico mentre la seconda, anche lei sedicenne, ad un chiassoso quanto caotico pranzo di matrimonio. Il suo.
L'ambiente è sempre lo stesso: una Napoli anni '60, con le mafiosità e le sue abituali risse di giovani debordanti ed eccessivi che si contrappongono a generazioni di giovani che, ignorati e derisi, cercano una via di uscita in una ben cartellonata strada a fondo cieco.
Il racconto si snoda fra queste difficoltà, cattiverie e violenze. Un'amicizia a fasi alterne dettate da un diverso approccio alla quotidianità. Una, Lila, stritolata in un matrimonio stretto, cercherà con la forza della sua intelligenza e caparbietà di cambiare uno status che la vede passiva protagonista di un mondo con regole non scritte ma scolpite nella pietra dell'ignoranza e del servilismo, ma ne risulterà alla fine sconfitta ed entrerà lei stessa nello stesso meccanismo soffocante.
L'altra invece, conscia che il processo di cambiamento non potrà avvenire all'interno di un quartiere sporco nelle coscienze e nell'anima si rifugia nello studio e nella scrittura, trovando altrove una forza centrifuga e liberatoria.

Simpatico il passaggio (pag 123) in cui spiega il significato, dopo il matrimonio, della trasformazione del cognome proprio in quello del marito preceduto da "in": semplice esercizio di analisi logica. Ma, in definitiva, stato in luogo inteso come abitazione oppure un complemento di moto a luogo nel senso di assorbimento completo della personalità?

E ancora (pag 337) " E la sua vita si affaccia di continuo nella mia,nelle parole che ho pronunciato, dentro le quali c'è spesso un'eco delle sue, in quel mio gesto determinato che è un riadattamento di un suo gesto..." quasi a dimostrare che il comportamento eccessivo di Lila fosse fatto ad arte per insegnare all'altra la vera direzione da tenere.

Pag 432 " Impiegai venti giorni a scrivere quella storia, un lasso di tempo in cui non vidi nessuno, uscivo solo per mangiare. Alla fine rilessi qualche pagina, non mi piacque e lasciai perdere. Ma intanto mi scoprii più tranquilla, come se la vergogna fosse passata da me al quaderno".
La potenza della scrittura.

Pag 447 un serrato dialogo fra la scrittrice e il suo mentore:
- Ha preso impegni con altri editori?
- No. Ma non ho nemmeno riletto quello che ho scritto.
- Ne ha fatto una sola stesura di getto? chiese ironica.
- Si.
- Le assicuro che è pronto per la pubblicazione!

Pag 464 "Ma lei si era accorta da subito che non avevo vinto niente, che al mondo non c'era niente da vincere e che il tempo scivolava senza alcun senso ed era bello vedersi ogni tanto per sentire il suono folle del cervello dell'una echeggiare dentro al suono folle del cervello dell'altra."

Buona lettura

Luca

Dieci Febbraio Duemilatredici
    

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